Audizione Patronaggio davanti alla Commissione Antimafia. Il giudice di Agrigento: “Dietro le navi madre ci sono le organizzazioni tunisine”.
CATANIA – Le organizzazioni tunisine dietro le navi madre. A dirlo durante un’audizione davanti alla Commissione Antimafia è il giudice di Agrigento, Luigi Patronaggio. A riportare le dichiarazioni ‘blindate’ è l’AdnKronos che spiega nei dettagli come funzionano queste azioni illegali.
“Ci sono organizzazioni – spiega – che usano dei grossi pescherecci che fanno da nave madre e che conducono le piccole imbarcazioni fino alle coste italiane. Molte persone preferiscono ammazzarsi piuttosto che essere riportati in Libia“.
Patronaggio e gli sbarchi fantasma
Patronaggio ritorna anche sui ‘cosiddetti’ sbarchi fantasma: “Noi ci siamo occupati della zona Sar libica e del comportamento di alcune Ong solo per valutare il loro operato, quando si rifiutano di portare in Libia i migranti. Non c’è dubbio che quella zona è adeguatamente presidiata. Per noi c’è una rilevanza penale solo se c’è un accordo tra chi mette in mare i gommoni e le Ong, altrimenti c’è il rischio che si presti a strumentalizzazioni“.
Il giudice non vuole mettere parola sulle decisioni politiche: “Non è compito mio – precisa – valutare le politiche migratorie e di contenimento del Governo nazionale”.
La Procura di Agrigento chiede il fermo della Sea Watch
Il magistrato Patronaggio sui migranti sembra aver sposato la linea di Salvini. Le dichiarazioni rilasciate in questa audizione confermano una linea dura nei confronti delle cosiddette ‘navi madre‘ che sarebbero controllate dalle organizzazioni tunisine.
Ma nel mirino della Procura di Agrigento è finita Carola Rackete. Risale a pochi giorni fa il ricorso di Patronaggio contro la decisione di scarcerazione della capitana della ONG. La Corte Suprema non si è ancora pronunciata ma il magistrato siciliano sembra condividere la posizione di Matteo Salvini per quanto riguarda la questione dell’immigrazione.
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